THC e cannabinoidi: tutto quello che c’è da sapere
Quando si parla di cannabinoidi o di cannabis si fa riferimento all’insieme di sostanze psicoattive che derivano dalle infiorescenze femminili della pianta di cannabis sativa. Si tratta più o meno di 60 componenti attivi, e fra questi i principali sono il CBD e il THC. È bene precisare che i derivati della cannabis costituiscono, al momento, un esempio di droga illegale, per altro molto utilizzata e diffusa. Si è soliti distinguere tra hashish, olio di hashish e marijuana. L’hashish, in particolare, corrisponde alla resina che viene ricavata dalle infiorescenze, anche se comunque per la sua produzione si può fare riferimento anche ad altre parti delle foglie e dei fiori. L’olio di hashish, invece, si ricava per estrazione con solventi organici, e ha la consistenza del catrame. Si tratta di un liquido viscoso e che presenta un contenuto di THC molto elevato, a volte fino al 60%. Infine c’è la marijuana: foglie seccate, ma anche parte del gambo e dei fiori.
Gli effetti collaterali dei cannabinoidi
Sia la marijuana che l’hashish nella maggior parte dei casi vengono fumati sotto forma di sigarette che vengono rollate a mano (i cosiddetti joint) con il tabacco, oppure con i cilum, che sono delle pipe speciali. Uno degli effetti tipici del consumo di hashish consiste in una sensazione di euforia moderata e di relax. Va detto, comunque, che lo stato che viene indotto dalla cannabis cambia in modo significativo a seconda della quantità di THC che viene assunta, delle modalità di utilizzo, delle condizioni esterne e dello stato psicologico del soggetto consumatore (come pure della sua personalità). Gli effetti collaterali sono rappresentati dalla mancanza di ascolto e dalla sonnolenza, ma possono consistere anche in alterazioni della percezione spaziale e temporale: è questo il motivo per il quale è molto pericoloso mettersi alla guida dopo aver consumato cannabis. Ancora, fra gli effetti si riscontrano la congiuntivite, irritazioni, agitazione e dilatazione delle pupille: la cosiddetta midriasi. Infine sono stati riscontrati effetti cardiovascolari, come le alterazioni della pressione del sangue e la tachicardia.
Come agiscono i cannabinoidi
La tossicità diretta della cannabis è piuttosto modesta, e non esistono casi documentati con certezza di morte dovuta a cannabis fra gli esseri umani. Le conseguenze sono, quindi, indirette: basti pensare ai tanti incidenti mortali – sul posto di lavoro o in strada – che sono correlati all’impiego di cannabinoidi. La variabilità che contraddistingue la cannabis è in grado di innescare effetti diversi nello stesso soggetto, e questa è la ragione per la quale non si può mai prevedere lo stato emozionale e fisico che viene indotto. Il THC, dopo che è stato assorbito, viene distribuito ai diversi organi del corpo umano, e va soprattutto negli organi in cui ci sono concentrazioni elevate di grassi. Fra questi c’è l’encefalo, anche perché il passaggio di THC non viene ostacolato dalla barriera emato-encefalica. La sostanza riesce a penetrare in tempi rapidi e per effetto della sua capacità di sciogliersi nei lipidi finisce per accumularsi nell’organismo. In effetti, è possibile riscontrare la presenza di THC anche dopo mesi dall’ultima volta in cui la sostanza è stata assunta.
Gli studi sui cannabinoidi
Attraverso l’utilizzo di cannabinoidi che sono stati marcati con specifiche sostanze radioattive, è stato possibile individuare la presenza di siti di legame ai cannabinoidi selettivi. Inoltre, si è verificato che tale recettore ha la capacità di mediare i vari effetti comportamentali e farmacologici dei cannabinoidi: è soprattutto nei gangli della base che si rileva la densità più elevata di questi recettori, che sono presenti in quantità significative anche nel cervelletto, vale a dire la parte del corpo da cui dipende la capacità di un soggetto di orientarsi nel tempo e nello spazio. Livelli di densità inferiore si ritrovano nel corpo calloso, nell’ipotalamo, nei nuclei talamici e nel tronco encefalico, fermo restando che ci sono recettori anche in strutture cerebrali diverse.
I cannabinoidi e le funzioni motorie
È proprio la densità nel cervelletto e nel sistema motorio extrapiramidale che consente di trovare una giustificazione alle conseguenze dei cannabinoidi a livello di funzioni motorie. La presenza nella corteccia e nell’ippocampo di recettori può avere effetti sui processi mnemonici e su quelli cognitivi. Potrebbe, inoltre, esserci un legame con i processi di gratificazione cerebrale dovuto ai neuroni dopaminergici. Nel momento in cui si fuma la droga, sono sufficienti 15 o al massimo 20 minuti per far sì che il livello di THC raggiunga il picco nel sangue. Dopodiché il periodo di euforia si riduce in maniera graduale per circa 3 o 4 ore, anche se la riduzione del livello di THC è molto più veloce. Nella maggior parte dei casi, dopo che l’effetto svanisce compare un forte desiderio di consumare alimenti molto calorici. Il THC resta nel corpo umano per alcuni giorni, se non addirittura per più settimane.
La cannabis per sopprimere le emozioni negative
Nonostante la tossicità diretta della cannabis sia piuttosto modesta, come già detto in precedenza ciò che fa la differenza sono lo stato emotivo di chi la assume e le motivazioni per cui la si assume. Come per tutte le altre sostanze che creano dipendenza, anche la cannabis può essere utilizzata come anestetico per cercare di sopprimere le emozioni derivanti da eventi di vita negativi. Se questa modalità di assunzione si ripete nel tempo, essa può diventare l’unico modo per la persona di fronteggiare la propria emotività. Sappiamo bene, tuttavia, che le emozioni, anche quelle più dolorose e intense, sono necessarie per intraprendere azioni che ci permettano di cambiare alcuni degli eventi della nostra vita, specialmente quelli negativi. Se da una parte è vero che le emozioni, per essere utilizzate in maniera funzionale, non devono superare una certa intensità, pena il blocco dell’azione, è anche vero che la loro totale anestesia (come avviene a seguito di un consumo eccessivo di cannabis, alcol e altre sostanze psicoattive) inibisce l’azione finalizzata al raggiungimento dei propri progetti di vita e può innescare lo sviluppo di una dipendenza patologica. Nel momento in cui si verifica tale condizione è bene rivolgersi ad un centro specializzato per prendersi cura del proprio problema.
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