Fentanyl, la nuova frontiera degli oppioidi sintetici
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un incremento degli allarmi lanciati dai media rispetto alla diffusione del Fentanyl anche nel nostro continente, seppur in misura notevolmente inferiore rispetto a quanto sta accadendo negli Stati Uniti, e si può ragionevolmente ritenere che tale allarme sia fondato. I cartelli messicani, infatti, che sono coloro che detengono la maggior parte del traffico internazionale di Fentanyl, sono oggi in grado di produrre oppiodi sintetici su scala industriale. Questo significa non dover più dipendere dalla coltivazione di oppio e aver quindi a disposizione un prodotto trasportabile più facilmente (bastano pochissime quantità per fare una dose) e più economicamente (generando, quindi, profitti notevolmente superiori). Inoltre, il Fentanyl può essere aggiunto ad altre droghe, potenziandone gli effetti e rendendole quindi più appetibili per il mercato. Come accade in quest’ambito è l’offerta che fa la domanda, e con un’offerta così economica e semplice da proporre sul mercato, non facciamo fatica a pensare a un’inevitabile crescita della sua domanda. Come sempre, serviranno tanta prevenzione, tanta informazione e tanti controlli affinché non si ripetano scenari già visti in passato.
Claudio Pederzani – direttore clinico Centro San Nicola
Il Fentanyl appartiene alla famiglia degli oppioidi sintetici, è molto diffuso negli Stati Uniti ma sta iniziando ad avere un certo successo anche in Italia, soprattutto fra i giovanissimi. I motivi principali sono il basso costo, la facilità con cui può essere reperito e gli effetti che si possono ottenere assumendone una quantità più piccola di un granello di polvere.
Cos’è il Fentanyl
Nel gergo di chi fa uso del Fentanyl a scopo ricreativo, si usano diversi nomi in codice, tra cui: China Girl, China Town, Fever, Friend, Poison, Tang & Cash o i più italiani Persiano bianco o trip di carta.
Il Fentanyl è un farmaco a tutti gli effetti che rientra nella categoria degli antidolorifici. È stato sintetizzato per la prima volta nel 1960 da Paul Janssen e, da allora, viene somministrato sotto stretto controllo medico per la terapia del dolore in casi di tumore in stadio avanzato, nel post-operatorio, in medicina veterinaria e nell’anestesia mischiato ad altre sostanze.
Infatti, come si legge sul sito della Drug Enforcement Administration (Dea), l’agenzia federale antidroga statunitense, il Fentanyl è uno degli oppioidi sintetici approvato dalla Food and Drugs Administration per un uso analgesico e anestetico, grazie al fatto che è 100 volte più potente della morfina e 50 volte più potente dell’eroina come analgesico.
In Italia, è stato inserito nella Tabella 1 delle sostanze stupefacenti dalla Direzione centrale dei servizi antidroga. Il Fentanyl compare anche nella Tabella dei medicinali e nell’allegato III-bis fra i medicinali usati per la terapia del dolore severo che usufruiscono delle modalità prescrittive semplificate.
Vista la sua potenza, in medicina viene somministrato quasi esclusivamente sotto forma di cerotti; infatti, il Fentanyl è così potente che basta toccarlo per poter risentire dei suoi effetti collaterali. Per avere un’idea di quanto questa sostanza possa influire sul funzionamento dell’organismo umano, basti pensare che una quantità di Fentanyl inferiore al milligrammo può causare giramenti di testa, vomito e problemi di coordinazione, salendo di qualche frazione di milligrammo si potrebbe sperimentare una depressione respiratoria e allucinazioni. La soglia letale è stata fissata ai 2 milligrammi: assumere una quantità di Fentanyl pari o superiore a questa può portare la persona al coma, all’arresto cardiaco e, di conseguenza, alla morte.
Metodi di Somministrazione del Fentanyl
Il Fentanyl si presenta sotto forma di polvere bianca, in forma granulare o cristallina, e viene somministrato o con iniezioni di soluzione di Fentanyl citrato o come cerotti da applicare sulla pelle, tramite la quale riesce ad entrare nel sistema circolatorio o, ancora, in forma di pasticche.
Il Fentanyl è anche prodotto e venduto illegalmente in forme meno pure o composte da derivati. Uno di questi si presenta sotto forma di polvere gialla e contiene il 3-metilfentanyl. In questa forma, la polvere viene sniffata, fumata o usata per tagliare altre partite di droga (come ad esempio la cocaina); ma può essere anche assunto tramite la mucosa orale tramite dei cartoncini che vengono posizionati sulle gengive.
Gli effetti collaterali del Fentanyl
Gli effetti del Fentanyl devono essere distinti fra quelli a breve e a lungo termine.
Come detto in precedenza, il Fentanyl ha un uso antidolorifico e una quantità di 2 milligrammi è letale; infatti, gli effetti più evidenti di questa sostanza sono quello analgesico e anestetico, ma esistono anche più di 50 derivati del Fentanyl, uno dei quali, il carfentanyl, avrebbe un effetto analgesico addirittura 10mila volte più potente di quello della morfina, oltre a causare un senso di rilassamento misto ad euforia.
Un altro effetto a breve termine dell’assunzione del Fentanyl è la nausea, spesso accompagnata da vomito, costipazione e stordimento.
Essendo, inoltre, una sostanza che crea una forte dipendenza, frale conseguenze più gravi legate all’abuso di questa sostanza a medio e lungo termine si possono presentare i sintomi legati all’astinenza, come dolori addominali e alle ossa, ansia e sudorazione, ma anche più gravi come arresto cardiaco e shock anafilattico. In particolare, questi ultimi duepossono condurre alla morte.
Se l’uso di Fentanyl continuo e frequente nel tempo, le persone sperimentano disturbi come anemia, depressione respiratoria ed edema periferico.
Quanto è diffuso l’uso di Fentanyl
L’uso di oppioidi sintetici, fra cui, appunto, il Fentanyl è in costante crescita negli Stati Uniti: basta pensare che la DEA, nel corso del 2022 ha sequestrato circa 379 milioni di dosi letali di Fentanyl, e il Centers for Desease Control and Prevention (Cdc) afferma che, solo negli Stati Uniti, i morti causati dall’assunzione di Fentanyl sono stati oltre 71mila nel 2021 e circa 57mila nel 2020. Si è addirittura arrivati a contarne 200 mila prendendo in considerazione gli ultimi 5 anni: più di quelli causati dagli incidenti stradali e prima causa di mortalità tra i più giovani.
Il motivo principale risiede nella facilità di ottenere prescrizioni per farmaci antidolorifici come il Fentanyl, il vicodin o l’oxycodone e il loro costo contenuto: chi li prova per motivi medici, ne diventa rapidamente dipendente, arrivando ad abusarne anche oltre il periodo e le quantità previste dalla prescrizione medica iniziale.
L’importanza di rivolgersi a un centro di recupero per le tossicodipendenze
La dipendenza da sostanze stupefacenti, o tossicodipendenza, è una malattia e, quella per gli oppioidi sintetici e in particolare il Fentanyl, non fa eccezione. Quando qualcuno entra nel tunnel dell’abuso di una sostanza, può essere difficile se non impossibile, per lui, venirne fuori da solo. Dopo averne preso coscienza e aver deciso di volerne uscire per riprendere in mano la propria vita, il primo passo da fare è rivolgersi a un centro per la disintossicazione e, successivamente, a un centro di recupero specializzato per lavorare sulle dinamiche psicologiche sottostanti la dipendenza.
In Italia, la scelta migliore è il Centro San Nicola, dove è presente un team eterogeneo composto da medici, psicologi, educatori e counselor che supportano i pazienti da tutti i punti di vista nel percorso di recupero. Nel Centro di post cura San Nicola, al quale si accede dopo aver effettuato un’opportuna disintossicazione, per ogni paziente viene realizzato un programma personalizzato che tenga conto della sua specifica storia ed esigenze.
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