Come uscire dalla dipendenza affettiva: sintomi, cause, cure

Dipendenza affettiva

Come uscire dalla dipendenza affettiva: sintomi, cause, cure

La dipendenza è una condizione complessa e non sempre è facilmente identificabile. E’ una condizione per la quale non esistono criteri quantificabili che ci dicono se siamo in presenza di una dipendenza oppure no. Nel DSM V, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ci sono numerosi capitoli dedicati alle dipendenze da sostanze o altre forme di dipendenza, ma non si parla mai di quantità: un dipendente da alcol non si individua in base al numero di bicchieri di alcolici che assume, ma sulla base della compromissione che la sua condotta ha nella sua vita. Non esistono dati quantitativi per definire una dipendenza da sostanze, e lo stesso accade per quel tipo di dipendenza che si sviluppa all’interno di una relazione con un’altra persona: stiamo parlando della dipendenza affettiva, una condizione che non è presente nel DSM V e che tuttavia coinvolge e fa soffrire numerose persone. In assenza di dati numerici e quantitativi, come riconoscerla?

Nelle relazioni caratterizzate da dipendenza affettiva, il dipendente vive il partner  (e le sostanze, poiché spesso sono presenti anch’esse) come regolatore del proprio mondo emotivo, non riuscendo a raggiungere tale equilibrio facendo riferimento alle proprie risorse interne. Il partner viene vissuto come l’unico regolatore possibile, che garantisce un adeguato livello di autostima e fiducia in sé stessi. L’unico modo per sentire il desiderio, l’attrazione e ogni altra emozione – comprese la rabbia, l’odio e il risentimento – è fare riferimento al partner, che per il dipendente affettivo diventa l’unico focus di attenzione mentale ed emotiva.

Si crea così un legame di dipendenza, sostenuto dalla convinzione che non esista una valida alternativa alla relazione. Per quanto essa possa essere insoddisfacente, il dipendente affettivo non riesce ad affrancarsene ed è disposto a sostenere costi emotivi sempre maggiori pur di mantenerla viva. Tale condizione è facilmente comprensibile se pensiamo all’angoscia dell’abbandono che il dipendente affettivo vive costantemente. La sua paura più grande è quella di essere abbandonato e di rimanere solo. La relazione diventa così un’àncora di salvezza da quell’insopportabile angoscia e paura dell’abbandono. Ne deriva una relazione fortemente sbilanciata, in cui il dipendente affettivo è disposto a qualunque cosa pur di mantenere lo status quo. Ciò non significa che il dipendente affettivo stia bene all’interno della relazione. A causa della sofferenza provata, si verificano numerose condotte passive di accettazione, accompagnate tuttavia da sentimenti di rabbia e frustrazione. Si tratta di una rabbia cronica e pervasiva, che fa da sfondo all’intera relazione. Infatti, il dipendente affettivo vive una vera e propria fame d’amore in un perenne stato di carenza affettiva, a cui corrisponde una costante insoddisfazione di questo bisogno. Nessun partner sarà mai in grado di soddisfarlo, poiché esso trova spesso le sue radici nella storia di sviluppo della persona, in cui non sono stati soddisfatti in maniera adeguata o sufficientemente costante i bisogni di riconoscimento, affetto, protezione e sostegno che ogni bambino sperimenta nella propria vita. In questo modo residua, anche nella vita adulta, la costante sensazione di essere in debito d’affetto e ad ogni dimostrazione d’amore ne verrà chiesto sempre di più. Queste richieste vengono pretese in maniera silente e passiva oppure in forme aggressive ed esplicite. Questo atteggiamento, che deriva dalla sofferenza interiore della persona, favorisce l’incontro con persone a loro volta portatrici di grandi sofferenze. Dal loro incontro spesso nascono relazioni disfunzionali e fonti di ulteriore sofferenza per entrambi.

I sentimenti del dipendente affettivo crescono di intensità all’interno di un circolo vizioso, in cui alla rabbia e alla frustrazione per la mancata soddisfazione del proprio bisogno d’amore segue spesso un atteggiamento passivo e remissivo a causa della paura di essere abbandonati; questo, a sua volta, non fa che incrementare la rabbia, che cresce fino a diventare odio e risentimento. Il mix di queste emozioni sfocia nella maggior parte dei casi in un atteggiamento passivo-aggressivo. Il dipendente affettivo si trova in una posizione di scacco, poiché non solo percepisce una costante insoddisfazione rispetto ai propri bisogni di affetto e amore, ma non si sente nemmeno meritevole di riceverli. La persona è infatti accompagnata da un costante sentimento di inadeguatezza e ha una bassa stima di sé: incontrare un partner davvero amorevole viene vissuto come una situazione improbabile e immeritata, per cui diventa difficile sostenere i sentimenti di affetto e amore reali tanto desiderati. Tali sentimenti espressi in maniera genuina e autentica vengono spesso visti con sospetto e diffidenza. Inoltre, fidarsi e abbandonarsi a sentimenti d’amore e affetto genuini e autentici esporrebbe il dipendente a un elevato rischio di abbandono, sentimenti che il dipendente non sarebbe in grado di tollerare.

La dipendenza affettiva è quindi una condizione che causa elevata sofferenza nella vita delle persone, che spesso faticano a rendersi conto delle dinamiche che sostengono questo tipo di relazioni. Il ruolo del partner come “garante” di un equilibrio emotivo interiore è molto simile a quello assunto dalle sostanze negli altri tipi di dipendenza, e le due cose spesso vanno di pari passo: all’interno di una relazione caratterizzata da dipendenza affettiva è possibile ritrovare anche una dipendenza da sostanze, in quanto sia il partner sia la sostanza servono a garantire un equilibrio interiore che, per quanto illusorio e passeggero, sarebbe altrimenti impossibile da percepire per la persona dipendente.

L’obiettivo, al San Nicola, è quello di “fermare il comportamento per capire il comportamento”. Identificare quali sono i rinforzi che portano avanti la dipendenza, i danni e gli effetti che essa causa nella vita della persona, i blocchi in cui si è incastrati e dai quali ancora non si è riusciti a liberarsi. Infine, quali i comportamenti e gli atteggiamenti necessari per cambiare la propria vita.

Per aiutare le persone servono le persone: al San Nicola educatori, terapeuti, counsellor in recupero da tanti anni mettono ogni giorno la loro esperienza al servizio di chi vuole aiutarsi.

Contenuto curato dal Dott. Claudio Pederzani

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