Dipendenza da sostanze e stati emotivi: disregolazione e regolazione emotiva

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Dipendenza da sostanze e stati emotivi: disregolazione e regolazione emotiva

Contenuto curato dal Dott. Claudio Pederzani

Le emozioni sono una parte fondamentale della vita di una persona: permettono di prendere decisioni più consapevoli rispetto a ciò che vogliamo mantenere nella nostra vita e ciò che vogliamo invece cambiare o eliminare. Per fare ciò è però necessario che ci siano adeguate capacità di percezione, lettura ed espressione emotiva. Nel mezzo, tra la comprensione di ciò che stiamo provando e una sua adeguata espressione, avvengono una serie di passaggi fondamentali: i vissuti emotivi che sperimentiamo, infatti, possono essere modulati nella loro intensità, forma o durata e dobbiamo essere in grado di mettere in atto comportamenti che siano adeguati sia a ciò che stiamo provando sia agli obiettivi che ci siamo prefissati di raggiungere. Questo processo, nel suo insieme, prende il nome di regolazione emotiva. E’ una capacità di fondamentale importanza nella vita di una persona e un fallimento o una compromissione nel suo sviluppo rappresenta un importante fattore di rischio rispetto allo sviluppo di psicopatologie.

Capacità di regolazione emotiva compromesse

Un quadro psicopatologico all’interno del quale sono significativamente compromesse le capacità di regolazione emotiva è quello del disturbo da uso di sostanze. Le sostanze infatti, si tratti di alcol, cocaina, marijuana, ma anche comportamenti di dipendenza quali gioco d’azzardo patologico, agiscono in maniera potente sull’esperienza emotiva, fungendo da anestetici emozionali ma anche da amplificatori emozionali. La persona che fa uso di sostanze modula la propria esperienza emotiva in termini di durata, intensità, forma dell’esperienza (le caratteristiche implicate nel sopracitato processo di regolazione emotiva). E’ come se la persona appaltasse alla sostanza una funzione che non è in grado di mettere in atto in maniera autonoma, cercando fuori da sé qualcosa che non riesce a trovare dentro di sé. In una condizione di dipendenza, la sostanza diventa l’unico mezzo che la persona conosce per rendere più tollerabili alcuni vissuti emotivi, spesso legati ad esperienze traumatiche e/o rapporti interpersonali disfunzionali e dunque fonte di sofferenza.

Disturbi dell’umore o disturbi d’ansia

Ecco come si spiega la frequente associazione tra abuso di sostanze e disturbi dell’umore o disturbi d’ansia. Nel breve termine, infatti, l’assunzione di una sostanza psicotropa è in grado di determinare un cambiamento nell’esperienza emotiva di chi la assume. Coerentemente con ciò, chi abusa di sostanze si mostra più fiducioso degli altri circa gli effetti dell’uso.

Si tratta di mettere in atto una dinamica di evitamento: assumere una sostanza credendo nel suo potere generativo di sensazioni piacevoli (nel breve termine è questo l’esito dell’assunzione, anche se nel lungo periodo l’abuso si dimostra un’arma a doppio taglio con numerose conseguenze negative) significa anche cercare a tutti i costi di evitare sensazioni poco tollerabili ed indesiderate. Questo è ciò che si chiama evitamento esperienziale, ed è una strategia maladattiva associata a numerosi disturbi, tra cui l’abuso di sostanze.

Gli stati emotivi negativi e l’uso di sostanze

Come teorizzato da Khantzian (1985) nella sua “Self-medication Hypothesis”, l’utilizzo di sostanze sarebbe favorito dalla presenza di stati emotivi “negativi” e il tipo di sostanza scelta non sarebbe casuale. A rinforzare il successivo utilizzo sarebbero gli effetti generati dalla sostanza, che sembra migliorare lo stato emotivo pre-esistente. Secondo Khantzian oppiacei e alcol sarebbero preferiti da persone che cercano di regolare alti livelli di rabbia e aggressività, mentre persone che cercano di regolare stati emotivi depressivi cercherebbe maggiormente sostanze come cocaina e amfetamine. Gli effetti astinenziali della sostanza poi, fungono da rinforzo per un successivo riutilizzo alimentando il circolo vizioso della dipendenza. Questo ci introduce al punto successivo: stati emotivi percepiti come negativi causano un incremento del craving, dell’uso e delle ricadute in generale.

La disregolazione emotiva nello sviluppo di una problematica di dipendenza

Una condizione di disregolazione emotiva ha quindi un ruolo molto importante nello sviluppo di una problematica di dipendenza da sostanze. Tale dato è stato confermato anche da numerosi studi di ricerca. In uno di questi, condotto da Michel e colleghi, è stato chiesto ad alcuni bambini di scegliere tra la possibilità di ricevere immediatamente una caramella (opzione A) oppure di riceverne due in un momento successivo (opzione B). Questi bambini sono stati poi seguiti nel corso degli anni, ed è stata rilevato che i bambini che avevano scelto l’opzione A avevano maggiori probabilità di incorrere in problematiche legate all’abuso di sostanze. L’opzione A può infatti essere indicativa di una difficoltà nel meccanismo di tolleranza della frustrazione e di posticipo della gratificazione emotiva.

favorire i meccanismi della regolazione emotiva

Un lavoro terapeutico di fondamentale importanza per riuscire a rimanere lontani dalle sostanze per chi ne abusa consiste quindi nel favorire i meccanismi della regolazione emotiva.

L’obiettivo, al San Nicola, è quello di “fermare il comportamento per capire il comportamento”. Identificare quali sono i rinforzi che portano avanti la dipendenza, i danni e gli effetti delle sostanze nella vita della persona, i blocchi in cui si è incastrati e dai quali ancora non si è riusciti a liberarsi. Infine, quali i comportamenti e gli atteggiamenti necessari per cambiare la propria vita.

Per aiutare le persone servono le persone: al San Nicola educatori, terapeuti, counsellor in recupero da tanti anni mettono ogni giorno la loro esperienza al servizio di chi vuole aiutarsi.

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