
Ideatore e fondatore del centro di recupero dipendenze San Nicola, Vincenzo Aliotta da cinquant’anni lavora con il suo team ad un programma innovativo per la cura della dipendenza da sostanze (alcol, cocaina, cannabis e nuove droghe) e dipendenze comportamentali (internet, gioco d’azzardo, sesso). Un metodo breve e intenso, per ricordare a chiunque che “oggi hai una dipendenza, ma fra due mesi puoi tornare a vivere”. Vediamo come, insieme a lui.
Da dove nasce l’idea di fondare il Centro San Nicola?
Mi occupo di persone con dipendenza da alcol già dal finire degli anni Settanta. Visitando anche strutture all’estero, ho compreso l’importanza di lavorare con un approccio che tenga conto di due aspetti fondamentali: il primo, la persona dipendente deve essere messa in condizione di recuperare la sua vita e la sua socialità in tempi brevi ed il secondo è che dobbiamo avere chiaro che se la persona è malata è necessario lavorare anche con l’ambiente circostante, la famiglia e gli affetti più cari. Questa filosofia si sviluppa lungo un percorso che inizia quando i pazienti a Villa Silvia si sottopongono ad un processo clinico di disintossicazione, interrompendo l’uso di sostanze e ritrovando un migliore equilibrio psico-fisico, e procede con la volontà di partecipare al programma del Centro San Nicola per un percorso di riabilitazione completa.
Qual è la specificità del metodo San Nicola?
Nei due mesi di permanenza nella struttura, il nostro programma utilizza il metodo dei 12 passi, mutuato dagli Alcolisti Anonimi e poi adattato alle esigenze delle altre dipendenze. Alla base c’è un approccio integrato. Le dipendenze non sono per sempre, possiamo intervenire per fermarle e dare una seconda possibilità a chi, per diversi motivi, vive situazioni di fragilità e disagio. La nostra equipe terapeutica è multidisciplinare e cura con particolare attenzione sia il percorso psicoterapeutico che quello creativo e motorio. Fondamentale è il ruolo del counsellor, una persona che spesso a sua volta è uscita da una dipendenza e che può fare da specchio a chi è ricoverato nella struttura.
Quali sono le attività di sostegno nel percorso?
La nostra struttura è immersa nella natura delle colline marchigiane e facilita la rigenerazione fisica e psichica dei suoi pazienti. Per questo oltre al lavoro terapeutico in gruppo e singolarmente il paziente ha modo di fare diverse attività ricreative con il gruppo di teatro, il laboratorio di ceramica e le lezioni di yoga ed espressione corporea. Questi momenti sono finalizzati anche ad incrementare la motivazione al cambiamento e aumentare il proprio livello di consapevolezza dei sentimenti e dei pensieri. Nel nostro Centro ci sono anche la piscina, la palestra attrezzata, il campo da calcio e la sala con schermo per la proiezione di film per insegnare nuove competenze e modalità di condivisione.
Perché è importante coinvolgere i familiari? Perché la sofferenza delle persone dipendenti è anche la sofferenza di chi vive accanto a loro. È necessario coinvolgerli soprattutto per il percorso di follow up previsto nei 10 mesi dopo l’uscita dalla struttura. In questo periodo sia il paziente che la famiglia sono seguiti e sostenuti dall’equipe terapeutica del Centro per aiutarli ad affrontare e gestire la dipendenza del proprio familiare onde evitare di ricreare dinamiche relazionali disfunzionali.
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Adesso hai una dipendenza, tra due mesi avrai una vita…