Il tema della dipendenza è uno dei problemi sociali più discussi nella società odierna: quotidianamente, innumerevoli articoli sui giornali, programmi televisivi o dibattiti di altro tipo si incaricano di indagare, giustamente, su quali siano le modalità migliori e più efficaci per contrastare quello che possiamo definire un “male” dei nostri tempi.
Eppure, a fronte di questa costante esposizione mediatica, non raramente si fa ancora confusione su ciò che la dipendenza è realmente: quali sono gli aspetti fondamentali che portano a configurare la diagnosi di quella che, contrariamente all’opinione pubblica forse più diffusa, non è soltanto un “vizio” da cui si può “uscire” semplicemente attraverso la forza di volontà individuale, bensì una vera e propria condizione patologica.
Le confusioni sono probabilmente dovute al fatto che i problemi della dipendenza non sono immediatamente riconoscibili. Ci sono una serie di segni e di sintomi per la definizione di una corretta diagnosi. Esistono infatti numerosi motivi, fattori, cause nella dipendenza.
Nessuno inizia ad usare sostanze con l’intento di diventare dipendente, ma tutti “usano” per ottenere un effetto: sentirsi rilassati, provare euforia, conforto, sentirsi sollevati, calmare ansie. La dipendenza si innesca proprio quando la persona non è più in grado di affrontare i propri problemi senza questo “aiuto esterno”, che gli serve per anestetizzare, fuggire dal dolore o da qualsiasi insoddisfazione.
Al di là degli effetti iniziali relativamente “utili” a compensare i problemi del soggetto, infatti, l’uso continuativo o prolungato di droghe, alcool, psicofarmaci o comportamenti compulsivi (gioco d’azzardo, cibo, pornografia ecc.) finisce per modificare il cervello, alterando in particolare il sistema di piacere-ricompensa in maniera duratura. Ciò culmina con una condizione in cui l’uso della sostanza diventa per il dipendente l’unico modo di modulare e regolare i propri aspetti emotivi, ormai non più soggetti alle dinamiche naturali di un soggetto “sano”.
Se quindi inizialmente si “usa” per cambiare in meglio come ci sentiamo e la nostra percezione della realtà, con il passare del tempo si diventa dipendenti-malati da questo stato di alterazione dell’umore e della realtà, divenendo l’uso la relazione più importante della nostra vita a discapito di tutto il resto: affetti, lavoro, studio, tempo libero, gestione finanziaria. A mano a mano che la persona sprofonda nella dipendenza, non è più in grado di controllarsi e di agire secondo volontà, nonostante le conseguenze ormai evidenti sulla propria vita e su quella delle persone che le sono accanto.
Le principali caratteristiche che ci portano a parlare di “dipendenza” come condizione patologica, quindi, sono così riassumibili:
- Ossessione compulsiva: la mente è governata dall’ossessione, dalla voglia di ripetere l’esperienza con alcol, droga, gioco ecc. Non è più necessaria una “ragione specifica” per farlo: la persona usa sia quando sta bene che quando sta male, indifferentemente. Esiste solo l’urgenza di arrivare al primo bicchiere, droga, farmaco, scommessa, accesso internet o cibo disponibile, e la vita è pianificata solo intorno al loro uso.
- Negazione: la persona nega a se stessa e agli altri di avere un problema serio, di essere ammalata.
- Distorsione della realtà: la capacità di discernere e di valutare le situazioni è irrimediabilmente compromessa: la persona mente a se stessa, non si accorge di minimizzare l’uso/il problema e manipola se stessa e le persone che le stanno accanto per renderlo accettabile.
- Illusione di controllo: ci si illude di poter “smettere quando si vuole” e di essere gli unici a sapere cosa si debba o sia giusto fare.
- Uso solitario: si “usa” segretamente, di nascosto.
- Usare più di quanto pianificato: non si è più in grado di controllare la quantità di alcool, droghe, soldi o tempo spesi per le dipendenze. La persona si trova ad usare contro la propria volontà e contro la propria logica. La persona non è consapevole che l’organismo ha bisogno di dosi sempre più elevate per anestetizzare il disagio psicologico e fisico (ansia, depressione, confusione, tremori, mal di testa, difficoltà psicomotorie) e per riprovare l’iniziale effetto euforizzante, calmante e di piacere.
- Sentimenti di colpa, vergogna, rimorso, disistima personale: si “usa” per non affrontare la vergogna per il proprio comportamento, per le cose dette e fatte, per le promesse di smettere disattese, per la sofferenza che si causa ai familiari. Cresce la disonestà verso sé stessi e gli altri.
- Vuoti di memoria: non ci si ricorda di conversazioni o fatti, come se non fossero avvenuti. Non si ha alcuna memoria di episodi di aggressività e violenza fisica o verbale.
- Incolpare o trovare scuse: si impiegano scuse e giustificazioni di ogni tipo: “ne ho bisogno per rilassarmi”, “il mio compagno non mi capisce”, “così lavoro meglio”, “uso solo il week-end”, “così sono un amante migliore” ecc…
- Tendenza all’uso incrociato: nel tentativo di controllare la dipendenza principale, si usano altre sostanze per minimizzare problema con sé stessi e con i familiari.
- Evitare amici e familiari: la persona è solo alla ricerca di occasioni per usare, ed evita qualsiasi situazione dove non si può usare.
In sostanza, nonostante gli evidenti danni fisici, mentali, emozionali, spirituali, relazionali, finanziari e lavorativi prodotti (danni al fegato, problemi cardiaci, disfunzioni sessuali, rischio di incidenti stradali, problemi ai denti, problemi intestinali, insonnia, rischio di overdose, collassi, paranoie, allucinazioni, confusione, irragionevolezza, depressione, ansia, vergogna di sé stessi, perdita di speranza, tentativi di suicidio, ricoveri ospedalieri, violenza verso amici e familiari, isolamento, indebitamento, perdita del lavoro, richiesta di prestiti ecc…) il soggetto affetto da dipendenza patologica si trova nella particolare condizione di aver bisogno dell’alcol, della droga, del gioco ecc… per “funzionare”!
È proprio questo rapporto di necessità assoluta, quasi di deleteria simbiosi, a configurare la condizione di dipendenza patologica, distinguendola ad esempio dall’uso occasionale (o cosiddetto “ricreativo”) di sostanze, e rendendola esponenzialmente più insidiosa e difficile da sconfiggere.
Come per ogni patologia, però, anche le dipendenze possono essere contrastate tramite una serie di interventi accorti e strutturati, con le giuste terapie mediche e psicologiche, come facciamo quotidianamente al Centro San Nicola attraverso il nostro programma terapeutico.
Dott.ssa Serenella Feduzi
Psicologa e Psicoterapeuta
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