
Contenuto curato dal Dott. Claudio Pederzani
Nel processo di recupero da una dipendenza patologica (dal alcol, droghe, gioco d’azzardo…) svolge un ruolo fondamentale la motivazione: essa è il motore principale che spinge una persona a prendere la decisione di uscire dall’incubo che sta vivendo, spesso da molti anni. Il processo di cambiamento è caratterizzato da più stadi. Ogni persona che desideri uscire da una condizione di dipendenza da alcol, droghe o gioco d’azzardo si può riconoscere all’interno di una di queste fasi. Sinteticamente, esse sono: precontemplazione, contemplazione, determinazione, azione, mantenimento. Queste fasi si susseguono in maniera ciclica: ciò significa che, una volta raggiunto l’ultima fase del processo di cambiamento, è possibile rimanervi oppure rientrare nel primo stadio con una ricaduta.
LE FASI
- Precontemplazione: la persona non ha ancora deciso di cambiare il proprio comportamento. Ciò può essere dovuto al fatto che la persona sottovaluta la propria condizione, considerandola non problematica oppure al fallimento di alcuni tentativi di smettere di bere, usare droghe o giocare d’azzardo che l’hanno portata a non credere nelle proprie capacità di cambiare. Sono le persone non ancora motivate, che di solito evitano di cercare informazioni sul comportamento a rischio, non ci pensano e preferiscono non parlarne.
- Contemplazione: per passare a questa fase è necessario che la persona provi una certa quota di preoccupazione circa la propria condizione, che la porta a prendere in considerazione l’idea di cambiare qualcosa. In questa fase vi è spesso una grande ambivalenza, poiché la persona inizia a prendere consapevolezza dei pro e i contro di un eventuale cambiamento. Talvolta, l’ambivalenza può perdurare per parecchio tempo facendo si che la persona rimanga in questa fase di contemplazione in maniera cronica.
- Determinazione: la persona ha deciso di cambiare il proprio comportamento a breve e inizia a pensare a come mettere in atto la propria decisione nel concreto: tramite la consultazione di un professionista, la partecipazione a gruppi AMA: auto-mutuo-aiuto.
- Azione: la persona agisce per cambiare la propria situazione. Se, però, sperimenta una quota troppo bassa di vantaggi, questa fase potrebbe durare molto poco tornando alla fase di contemplazione. E’ importante considerare questi insuccessi come opportunità per capire meglio il proprio funzionamento e i fattori che non hanno consentito una buona riuscita.
- Mantenimento: consiste nel mantenere e stabilizzare il cambiamento. In questo stadio le azioni sono ridotte, poiché la persona non è attivamente impegnata come nello stadio precedente. La durata di questa fase è molto variabile.
I COMPITI
Per passare alla fase successiva è necessario:
- incrementare l’interesse e la preoccupazione verso il comportamento da cambiare;
- informarsi adeguatamente circa le conseguenze negative del comportamento e le possibili alternative (valutando i pro e i contro);
- comprendere il proprio comportamento e le motivazioni che lo sostengono (riflettendo su sé stessi e sui propri meccanismi emotivi, psicologici e comportamentali);
- valutare i rischi e le ricompense, in modo tale da prendere la decisione;
- mantenere l’impegno e creando un piano d’azione efficace e sostenibile.
Per portare a termine questi compiti sono necessarie le abilità di auto-regolazione, che consentono un auto-controllo rispetto alle proprie dinamiche cognitive ed emotivo: così sarà possibile modificare il proprio modo di pensare e agire, inibire l’impulsività, rispettare le regole, posticipare i piaceri: l’auto-regolazione è una capacità che richiede un allenamento costante, ed è fondamentale per mettere in atto il cambiamento.
I PROCESSI DI CAMBIAMENTO
Il passaggio da una fase a quella successiva avviene grazie ai compiti sopra descritti, ma anche attraverso alcuni cambiamenti specifici che riguardano il modo di pensare della persona (cognitivo-esperienziali, necessari per i primi due stadi) e il suo modo di agire (comportamentali, necessari per gli stadi successivi).
I processi cognitivi-esperienziali sono:
- Incremento della consapevolezza circa il proprio problema e i vantaggi del cambiamento. Per facilitare l’aumento della consapevolezza sono utili le informazioni fornite dagli operatori o dalle altre persone significative, confrontarsi con le opinioni di altre persone sull’argomento o leggere materiale specifico.
- Attivazione emotiva: entrare in contatto con le reazioni emotive sperimentate in risposta alle informazioni ricevute. Per favorire l’attivazione emotiva è possibile, per esempio, ascoltare le testimonianze di persone che hanno lo stesso problema.
- Auto-rivalutazione: considerare se la condizione attuale e il cambiamento sono coerenti o meno con i propri valori personali. L’auto-rivalutazione agisce specialmente nella fase della Contemplazione.
- Rivalutazione ambientale: comprendere le conseguenze della propria situazione attuale e di un eventuale cambiamento sull’ambiente e sulle persone (valutazione di tipo cognitivo e affettivo).
- Liberazione sociale: individuare e aumentare le circostanze che favoriscono il cambiamento, per esempio partecipando a gruppi di auto-mutuo-aiuto o frequentando ambienti in cui non si fa uso di droghe.
I processi comportamentali sono:
- Auto-liberazione: comunicare ad altre persone, dopo averlo fatto con sé stessi, il proprio impegno verso un cambiamento comportamentale.
- Controllo dello stimolo: individuare gli stimoli che innescano il comportamento problematico e che si desidera cambiare e, successivamente, evitarli o modificarli (ad esempio, una persona con dipendenza da alcol abituata a consumare al bar dovrebbe evitare di frequentare quel luogo, un dipendente da cocaina dovrebbe evitare vie, piazze, parchi dove sa di incontrare spacciatori o persone che usano oppure potrebbe togliere dalla propria abitazione qualunque oggetto legato al consumo della cocaina).
- Contro-condizionamento: di fronte agli stimoli che innescano i comportamenti problematici, al posto di questi ultimi bisognerebbe cercarne altri più funzionali, che entrino in competizione con quelli vecchi, sostituendosi ad essi (ad esempio “al posto di un bicchiere di vino mi gratifico con un dolce, più avanti userò qualcosa che sia ancora meno nocivo”). Esistono alcune tecniche, come per esempio il rilassamento per apprendere la gestione delle proprie emozioni o un training assertivo per gestire in maniera più efficace l’ansia sperimentata nelle situazioni sociali collegate all’uso della sostanza.
- Gestione del rinforzo: una volta messi in atto nuovi e più funzionali comportamenti in risposta agli stimoli che prima innescavano i comportamenti problematici, è necessario gratificarsi con rinforzi positivi (ad esempio, si può decidere di svolgere attività piacevoli alla fine di ogni giornata in cui non ho bevuto o non ho usato o non ho giocato d’azzardo).
- Relazioni d’aiuto: è fondamentale saper chiedere aiuto e cercarlo in persone che siano in grado di fornire il giusto aiuto. Ogni persona può offrire un aiuto diverso: il professionista guidando la persona alla conoscenza di sé e dei propri meccanismi psicologici, emotivi e comportamentali; la famiglia modificando alcune abitudini (ad esempio, non mettendo il vino a tavola nel caso di un dipendente da alcol), i gruppi AMA fornendo testimonianze di persone con lo stesso problema.
Un processo così complesso e articolato come quello del cambiamento necessita di più persone: i servizi territoriali, i gruppi AMA e centri specializzati in cui dedicarsi alla conoscenza di sé e delle proprie problematiche.
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Adesso hai una dipendenza, tra due mesi avrai una vita…
L’obiettivo, al San Nicola, è quello di “fermare il comportamento per capire il comportamento“. Identificare quali sono i rinforzi che portano avanti la dipendenza, i danni e gli effetti dell’aolco, delle droghe e del gioco d’azzardo patologico nella vita della persona, i blocchi in cui si è incastrati e dai quali ancora non si è riusciti a liberarsi. Infine, quali i comportamenti e gli atteggiamenti necessari per cambiare la propria vita.
Per aiutare le persone servono le persone: al San Nicola educatori, terapeuti, counsellor in recupero da tanti anni mettono ogni giorno la loro esperienza al servizio di chi vuole aiutarsi.