Sostanze stupefacenti: il processo della ricaduta e la sua prevenzione

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Sostanze stupefacenti: il processo della ricaduta e la sua prevenzione

Quante volte abbiamo sentito dire: “E’ uscito dal tunnel della droga”? Questa è una delle frasi più ingannevoli e sbagliate che possano essere pronunciate quando ci si riferisce a una persona che in passato ha fatto uso di sostanze stupefacenti. Questa frase, infatti, lascia intendere che il problema sia risolto una volta per tutte e che le droghe non rappresentino più un problema. Niente di più pericoloso! La persona che abbia smesso di usare una qualunque sostanza di dipendenza (siano esse droghe, alcol o gioco d’azzardo), rimane comunque estremamente sensibile e vulnerabile non solo alle sostanze stupefacenti, ma anche alle immagini, ai suoni, agli odori, alle persone e a qualunque altro stimolo connesso a precedenti esperienze d’uso. Anche i ricordi rappresentano uno stimolo potenzialmente rilevante. Questo avviene perché il processo della dipendenza modifica in maniera significativa la struttura cerebrale della persona. Ogni esperienza che facciamo, infatti, lascia una traccia nel nostro cervello, e più quell’esperienza viene ripetuta nel tempo più forte sarà la traccia che essa lascia nel nostro organismo. Inoltre, quanto più quell’esperienza assume un’elevata valenza emotiva, tanto più essa rimarrà registrata nella nostra memoria e sarà facilmente rievocabile da stimoli ad essa connessi. Per questo motivo, la prevenzione della ricaduta è una componente fondamentale del processo di recupero.

I fattori della ricaduta

Sono numerosi i fattori che contribuiscono a una potenziale ricaduta. Primo su tutti, credere che la guarigione sia una condizione definitiva, che garantisce da pericoli futuri. Abbiamo visto, infatti, che le cose non stanno così. La persona dovrebbe evitare, laddove possibile, tutti gli stimoli connessi a esperienze d’uso e astenersi anche dall’assumere qualunque altra sostanza. E’ cosa comune, infatti, ritenere che esista un problema solo con le sostanze stupefacenti prevalentemente assunte in passato. Ma se è vero che nella dipendenza un meccanismo fondamentale è l’evitamento di emozioni dolorose, qualunque sostanza in grado di alterare la psiche può assolvere a tale funzione, anche se in maniera solo temporanea, del tutto illusoria e con le drammatiche conseguenze che ben conosciamo. Perciò, il dipendente in recupero deve evitare le sostanze stupefacenti, qualunque esse siano.

Il processo psicologico della ricaduta

Inoltre, va detto che la ricaduta inizia molto prima che la persona assuma nuovamente la sostanza. L’assunzione, infatti, rappresenta solamente l’ultimo passo di un processo psicologico complesso in cui la persona riattiva gradualmente tutti i meccanismi, gli atteggiamenti e i comportamenti che in passato lo avevano portato alle sostanze stupefacenti. Spesso questo processo avviene in maniera inconsapevole e la persona si rende conto solo molto tardi delle dinamiche che sta nuovamente mettendo in atto. Per questo è importante che il lavoro introspettivo, di conoscenza di sé e delle proprie vulnerabilità venga proseguito (con l’aiuto di uno psicoterapeuta, la frequentazione dei servizi territoriali e dei gruppi di auto-mutuo-aiuto) anche dopo la conclusione di un percorso comunitario.

Come evitare di  ricadere nell’uso di sostanze stupefacenti

La persona, per non ricadere, ha bisogno di riconoscere i meccanismi che la avvicinano alla sostanza e le situazioni potenzialmente pericolose. Una volta che siano stati riconosciuti, bisogna intervenire per modificare tale traiettoria negativa e rimettere in campo tutti gli strumenti appresi nel percorso di recupero: costanza, responsabilità, onestà, tolleranza e accettazione di stati emotivi dolorosi sono solo alcuni degli atteggiamenti necessari per non ricadere, atteggiamenti che solo la persona può mettere in campo.

I sintomi della ricaduta

Come detto poco sopra, l’assunzione delle sostanze stupefacenti è solo l’ultimo passo della ricaduta. Vediamo allora quali sono i passi precedenti, ben descritti da Gorsky e Miller (1982):

  • 1. la persona non avverte più la necessità di seguire il programma di guarigione;
  • 2. situazioni di elevato stress, con elevata reattività agli eventi;
  • 3. la persona utilizza nuovamente il meccanismo della negazione, specialmente nei confronti delle situazioni stressanti. La persona è evidentemente sovraccarica da un punto di vista emotivo, tuttavia non vuole parlarne, nega o minimizza il problema;
  • 4. la sensazione di “craving”, ovvero un forte desiderio di usare, che può verificarsi in concomitanza di situazioni particolarmente stressanti. Tale condizione è pericolosa poiché la persona può cercare sollievo nelle sostanze stupefacenti;
  • 5. un cambiamento comportamentale, soprattutto dopo un periodo di stress, che può  riflettersi in un cambiamento della routine quotidiana;
  • 6. chiusura sociale: la persona inizia a non frequentare più gli amici oppure si mostra distaccato dalla famiglia;
  • 7. perdita della struttura: organizzare le proprie giornate è un punto molto importante nel processo di recupero e quando ci si avvicina a una ricaduta i ritmi si fanno irregolari. Non vengo rispettati gli orari dei pasti né le ore di riposo notturno o l’igiene personale;
  • 8. compromissione della capacità di giudizio: la persona fatica nel prendere le decisioni e quelle che prende spesso mancano di buon senso. Emotivamente si mostra distaccata o estremamente reattiva.
  • 9. perdita di controllo: la persona attua scelte irrazionali;
  • 10. perdita della capacità di scelta: la persona perde di lucidità a causa dell’elevato stress emotivo che prova ed è portato a ritenere che l’unica possibilità sia quella di usare per alleviare la sensazione di sovraccarico;
  • 11. ricaduta con assunzione di droga.

L’obiettivo, al San Nicola, è quello di “fermare il comportamento per capire il comportamento“. Identificare quali sono i rinforzi che portano avanti la dipendenza, i danni e gli effetti delle sostanze stupefacenti nella vita della persona, i blocchi in cui si è incastrati e dai quali ancora non si è riusciti a liberarsi. Infine, quali i comportamenti e gli atteggiamenti necessari per cambiare la propria vita e non ricadere nei soliti schemi comportamentali.

Per aiutare le persone servono le persone: al San Nicola educatori, terapeuti, counsellor in recupero da tanti anni mettono ogni giorno la loro esperienza al servizio di chi vuole aiutarsi.

Contenuto curato dal Dott. Claudio Pederzani

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