La terapia che cura a partire dallo sguardo sul paziente

Federica Aliotta

La terapia che cura a partire dallo sguardo sul paziente

Da gennaio 2023 Federica Aliotta è Direttore Medico e Responsabile presso l’U.F. di Riabilitazione Psichiatrica e delle Dipendenze della Casa di Cura “Villa Silvia” ed è anche psichiatra del Centro San Nicola.

Cosa significa lavorare sulle dipendenze con la psicoterapia psicodinamica?

L’approccio psicodinamico permette di capire quanto la dipendenza sia fortemente correlata ad un disturbo della regolamentazione del sé. Spesso ci troviamo dinanzi a pazienti che cercano illusoriamente di compensare, attraverso l’uso di una sostanza o la ripetizione di un comportamento disfunzionale, delle sensazioni dolorose, angoscianti o un vuoto interiore. Mitigando o annullando queste emozioni con le sostanze, accade che la dipendenza modifichi l’assetto delle priorità della persona, che non prende così consapevolezza del suo dolore per sviluppare strategie emotive adeguate. L’obiettivo quindi del terapeuta psicodinamico è di entrare in risonanza emotiva con la persona, farla percepire vista e riconosciuta, lavorando sui suoi confini e sulle resistenze al cambiamento, in totale assenza di giudizio.

Dal tuo osservatorio qual è la consapevolezza delle persone più giovani sui rischi a cui vanno incontro con la dipendenza?

I giovani, e in particolare gli adolescenti che attraversano una fase della vita di grande curiosità e sperimentazione ma anche di maggiore suscettibilità alle pressioni del gruppo dei pari, sono indubbiamente a rischio. Secondo uno studio dell’Espad, progetto europeo di indagine nelle scuole sull’uso di alcol e droghe, il 28 % degli studenti italiani fra i 15 e i 19 anni afferma di aver fatto uso almeno una volta di sostanze o alcol e per diversi motivi: per sperimentare uno stato alterato di coscienza, per provare emozioni più forti e sentire un distacco dalla quotidianità, essere maggiormente disinibiti o sentire più salda l’appartenenza al gruppo. Credo che in generale, grazie ai social e ai programmi di sensibilizzazione a scuola e extrascolastici, siano consapevoli dei danni a cui si va incontro con le dipendenze, e la percezione del rischio e delle conseguenze rappresenta certamente un fattore di protezione.

Ma la relazione fra la conoscenza e il comportamento è spesso scollegata o enfatizzata, mentre i giovani hanno maggiormente bisogno di essere ascoltati e supportati nel loro percorso di crescita per costruire una immagine positiva del sé, con il sostegno della scuola ma anche di chi ricopre il ruolo genitoriale.

Da 18 anni a Villa Silvia e fin dall’inizio presente nel percorso del Centro San Nicola, quale è la specificità del percorso che proponete?

Con il team che presiedo strutturiamo i passi per la disintossicazione necessaria per entrare al San Nicola, dove invece al paziente viene proposto un lavoro riabilitativo individuale e di gruppo, che si svolge su vari livelli da quello motivazionale a quello corporeo, per riacquisire o sviluppare nuovamente le abilità personali per tornare alla propria vita, con il minimo bagaglio farmacologico possibile.

L’ aspetto importante è che il nostro programma prevede un ricovero breve e un lungo follow up, che coinvolge la persona malata ma anche i familiari o gli affetti cari, per poter costruire una rete di relazioni funzionale per tutte e tutti.