L’alcolismo inebria i circuiti neuronali: le neuroscienze ce ne svelano il segreto
L’alcol inebria i circuiti neuronali. Cosa significa? Per capirlo, viaggiamo sugli impulsi del nostro cervello. L’alcolismo è una delle dipendenze più diffuse. Chi ne soffre vede sfumare la propria vita un bicchiere dopo l’altro. Alcune persone dipendenti dalle bevande alcoliche, spesso, si sentono condannate o rassegnate ad un destino ineluttabile, mentre altre vedono in questo fenomeno un’occasione per socializzare e sentirsi disinibiti. Cosa, quest’ultima, che normalmente non avviene da sobri.
Il cocktail perfetto, per la sbornia tanto desiderata, contiene due ingredienti fondamentali: fascino del proibito e brivido dell’ebbrezza. Di solito, gli adulti bevono per stordirsi e dimenticare i problemi che non riescono a risolvere. Siano essi problemi relazionali, economici oppure di natura personale. Le circostanze, certamente, possono spingere un individuo ad annegare i dispiaceri nell’alcol. Ma c’è dell’altro. Ogni forma di dipendenza attecchisce sul nostro terreno emotivo.
Allora, scopriamo insieme in che modo l’alcolismo esercita il suo fascino e chi seduce. Buona lettura!
Alcolismo e neuroni: ecco spiegata la correlazione
Ogni forma di dipendenza si scatena nel cervello. Ovviamente, le circostanze favoriscono lo squilibrio. Come ben sappiamo, molte persone si sentono spinte a bere in maniera compulsiva. Tuttavia, esse non attribuiscono a tale gesto la pericolosità che comporta.
Fin da bambini veniamo educati ad identificare l’appartenenza al gruppo come qualcosa di fondamentale. Non è sbagliato essere socievoli. In realtà, l’atteggiamento dannoso è identificarsi totalmente negli altri, o nel gruppo, senza conoscere se stessi. Ogni tanto capita a tutti di vivere momenti di solitudine o smarrimento. E se non si è preparati ad affrontare tali momenti con la giusta maturità emotiva, ecco che scattano le dipendenze.
L’alcolismo si nasconde nella corteccia cerebrale
La corteccia cerebrale regola operazioni complesse. Grazie ad essa, possiamo gestire il nostro comportamento, le emozioni e soprattutto le decisioni difficili. A volte, però, qualcosa va storto e così l’equilibrio armonioso si perde. Ma la soluzione esiste.
Come tutte le sostanze psicotrope, anche l’alcol ha un impatto forte sulla nostra psiche. Tuttavia, l’alcolismo schiavizza l’individuo in una maniera ancor più sottile e subdola. Già, perché esso viene visto quale ponte di convivialità. Inoltre, il potere d’azione delle bevande alcoliche non è tanto chiaro da poter attuare un’adeguata terapia farmacologica.
L’alcol e la gabbia della ricompensa
La trappola di tutte le dipendenze è naturalmente la ricompensa. Essa riempie il soggetto interessato di aspettative gratificanti. A tal proposito, gli scienziati hanno sottoposto delle cavie ad un esperimento.
I topi in esame sono stati addestrati a premere una levetta, per ricevere una ricompensa alcolica. A questo punto, i topi hanno manifestato una conflittualità. Cioè, premendo la levetta in corrispondenza dell’alcol, essi avrebbero avvertito una scossa elettrica ai piedi. Mentre, rinunciando all’alcol, i topi non avrebbero sofferto.
Quale risultato vi aspettate? La maggior parte delle cavie ha imparato ad evitare il dolore della scossa, rinunciando all’alcol. Ciò significa che nella corteccia prefrontale si trova un gruppo di neuroni, la cui funzione è quella di mettere in guardia il soggetto e dissuaderlo da una precisa scelta.
Questi neuroni, però, non si sono attivati quando i topi hanno premuto la levetta dell’alcol, andando incontro alla scossa elettrica. Quindi, le cavie hanno dimostrato l’intelligenza nel valutare le conseguenze del gesto. In altre parole, la capacità decisionale è stata tale da poter discernere, in anticipo, il bene dal male. E che il prezzo da pagare sarebbe stato troppo alto. Ed in particolare, inutile.
L’optogenetica al servizio della ricerca neuronale
Secondo i ricercatori, i neuroni della corteccia prefrontale si attivano per prevenire un determinato pericolo, proteggendoci. La scienza sta facendo passi da gigante. Infatti, viviamo l’era dell’optogenetica, una nuova branca delle neuroscienze.
L’optogenetica studia i neuroni dei cervelli sia dei mammiferi che di altre specie animali. Questa nuova scienza sonda i circuiti neuronali, servendosi di tecniche ottiche e genetiche. Dallo studio è emerso che le cellule della corteccia prefrontale mediale comunicano con il nucleus accumbens. Quest’ultimo gioca un ruolo chiave nella gestione del meccanismo della ricompensa.
Dunque, le persone svilupperebbero la dipendenza dall’alcol, non per scelta, bensì per una predisposizione genetica.
Alcolismo: chi ne è più a rischio?
Secondo i dati emersi, la categoria più a rischio è quella degli adolescenti. I giovani si ubriacano per gioco, vedendo in ciò una sorta di rito di passaggio sociale, ma quando il consumo di alcolici è eccessivo, essi rischiano di ammalarsi gravemente e morire.
La prevenzione delle dipendenze è dentro di noi
Se familiarizziamo con il nostro mondo interiore, guardando le emozioni senza filtri, ci mettiamo sulla via della prevenzione delle dipendenze. È fondamentale dedicarsi a sane attività di svago, in base ai propri interessi. Solo così, la vita può inebriarci di felicità.
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Adesso hai una dipendenza, tra due mesi avrai una vita…